Massimo Cacciari e Giorgio Agamben hanno posto la questione in tempi non sospetti: chi decide come e quando finirà lo stato di emergenza nel nostro Paese? I numeri? Quali? I contagi – con un virus che dovrebbe, almeno secondo la vulgata, diventare endemico e al pari di una normale influenza grazie ai vaccini? – o le terapie intensive? I morti? Come ricorda il sito di Nicola Porro, oramai ci siamo. Il 31 dicembre il governò potrà prolungare l’agonia di un altro mese, e teoricamente non oltre. La legge, o meglio un decreto legislativo del 2008, il numero 1, che disciplina il Codice della Protezione Civile, su questo punto parla chiaro: all’articolo 23, comma 3, precisa che «la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi». Tradotto: massimo massimo, se proprio non si riesce a farne a meno, non si possono superare i 24 mesi consecutivi. Per un nuovo stato di emergenza, bisognerebbe ricominciare da capo la conta, ma – perlomeno – è il caso di discuterne.
Cacciari: “Così lo stato di emergenza diventa stato di eccezione”
Chi non capisce la gravità della questione non ha alcuna sensibilità costituzionale e democratica. È fatto per sottostare a uno stato hobbesiano e autoritario. Come ha spiegato Cacciari qualche tempo fa su La7 da Lilli Gruber: «E’ finito tutto. E’ finito lo stato di diritto. E’ una emergenza perenne. In base a quali algoritmi si deciderà la fine dello stato di emergenza? Visto che le ondate si succedono, andiamo avanti con lo stato di emergenza perenne? Perché così diventa stato di eccezione… Lo stato di emergenza è un concetto da protezione civile mentre lo stato di eccezione è la sospensione di certe garanzie costituzionali…».
Il pericolo è un mandarinato, come ricorda Musso su Atlantico Quotidiano, che cita le parole del filosofo: «Un popolo impotente e, al governo, i Mandarini … concentrazione del potere nell’esecutivo, che è la vera e pericolosissima tendenza di questo momento … pericolosissima, perché è lo svuotamento delle assemblee rappresentative e (ancora di più) di tutte quelle forme di organizzazione autonoma della società civile, senza cui la cosiddetta società civile non ha voce, o ha una voce solo confusa, contraddittoria, incompetente e, quindi, non può contare”. Cioè, non la soppressione di Parlamento e sindacati, bensì il loro svuotamento . Per questo, secondo Cacciari, «il regime politico in cui viviamo non ha nulla a che fare con fascismi o autoritarismi di quel genere».
(di Roberto Vivaldelli)